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Come nasce una perla?
La nascita di una perla è un evento davvero miracoloso. A differenza delle pietre o dei metalli preziosi, che devono essere estratti dalla terra, le perle sono prodotte dalle ostriche che vivono nelle profondità marine.
Le pietre preziose devono essere sottoposte al taglio e levigate per farne emergere la bellezza: le perle invece- non hanno bisogno di questo processo complementare. Nascono dalle ostriche con una naturale iridescenza brillante, una lucentezza ed una morbida luminosità intrinseca che nessun’altra gemma al mondo possiede.
Una perla naturale comincia a nascere quando un corpo estraneo (quasi sempre un parassita) accidentalmente penetra nel mantello soffice di un’ostrica, da dove non può essere epulso. Nel tentativo di alleviare l’irritazione, il corpo dell’ostrica assume un’azione difensiva secernendo una sostanza cristallina liscia e dura intorno all’oggetto estraneo, definita sostanza madreperlacea.
Fino a quando il corpo estraneo resta nel mantello, l’ostrica continua a secernere intorno ad esso la sostanza madreperlacea, strato su strato. Dopo pochi anni, il corpo estraneo viene completamente coperto dal lucente rivestimento cristallino. Il risultato è quella bella e splendente gemma che chiamiamo perla.
Ma il modo in cui le preziose perle vengono formate da ciò che un’ostrica considera nient’altro che una difesa contro l’irritazione del corpo estraneo, è uno dei segreti della natura più apprezzati. Perchè la sostanza madreperlacea non è soltanto una sostanza lenente. Essa è composta di microscopici cristalli, disposti simmetricamente, in modo tale che la luce, passando attraverso l’asse di un cristallo, viene riflessa e rifratta da quello accanto e così via, fino a creare un arcobaleno di luce e di colori.
Le perle coltivate vengono formate dalle ostriche in modo identico. La sola differenza è che l’oggetto estraneo (un piccolo nucleo) viene introdotto chirurgicamente nell’ostrica dalla mano umana invece che di affidarsi al caso, ma poi l’uomo si fa da parte e lascia che la natura e l’ostrica compiano il miracolo.
Come valutare una perla
Per stabilire con precisione il valore commerciale di una perla bisogna tener conto di sei caratteristiche fondamentali
Dimensione
Il diametro delle perle si misura in millimetri. A parità degli altri fattori, più la perla è grande e maggiore è il suo valore.
Colore
Si valuta quello di base e insieme la sfumatura. Le combinazioni sono infinite e derivano dal colore della madreperla del mollusco.
Superficie
È la valutazione di tutti i caratteri presenti sulla superficie delle perle – rilievi, nervature o screpolature – dovuti a cause naturali. Più è uniforme e maggiore è il valore della perla.
Forma
La sferica è la più preziosa. Varietà apprezzate anche quelle a goccia e a bottone. Irregolari ma gradevoli le perle barocche e le scaramazze.
Oriente
È l’insieme dei fenomeni ottici generati dalla luce quando colpisce la perla. Per valutarlo si osservano le perle con una luce diffusa su fondo bianco. Il fenomeno si percepisce come un insieme di colori in movimento sulla superficie della perla. Più è intenso e maggiore è il valore.
Strato di perlagione
Può essere insufficiente, sottile, medio e spesso. Si valuta con una lente speciale. Una buona coltivazione comporta una perlagione media o spessa.
La varietà di perle coltivate
Giapponesi (Akoya)
Le Akoya sono le classiche perle coltivate giapponesi e prendono il nome dall’ostrica che le produce: Akoya-gai. Sono proprio queste le conchiglie usate per i primi esperimenti di coltivazione delle perle e che ancora oggi vengono utilizzate per coltivare le perle più lucenti e dalla iridescenza naturale più bella tra tutte le perle del mondo. Perle simili anche se non dello stesso livello qualitativo vengono prodotte oggi anche in Cina e in Corea del Sud.
Mabe
Perle composite coltivate in Giappone, Indonesia e Australia. Esse hanno forma emisferica perchè vengono coltivate contro l’interno del guscio dell’ostrica invece che nel mantello. Sono generalmente usate per orecchini ed anelli che ne nascondono il lato piatto inferiore.
Australiane (Bianche dei mari del sud)
Perle coltivate in Australia, Myanmar, Indonesia e Filippine. Esse vengono prodotte da grandi ostriche tropicali o semitropicali appartenenti alla famiglia “Pinctada maxima” dalle labbra bianco-oro. Generalmente misurano dai 10 ai 18 millimetri di diametro.
Tahitiane (Nere dei mari del sud)
Perle coltivate nella Polinesia francese (Tahiti) prodotte da grandi ostriche perlifere dalle labbra nere.
D’acqua dolce
Le perle d’acqua dolce si coltivano principalmente nei fiumi in Cina. Ogni conchiglia produce facilmente un alto numero di perle di piccole e medie dimensioni (normalmente 2,5-5,5 mm). Il basso costo le rende adatte per gioielli di prezzo molto accessibili o per una buona bigiotteria.
Scegliere uno zaffiro
Molti affermano che il nome zaffiro deriva dal termine greco σάπφειρος -sappheiros- “azzurro”, altri affermano derivi dall’ebraico ספיר (sappir), ossia “la cosa più bella” certo è che questa pietra cosi tanto amata ha la tinta del cielo, dall’azzurro di un limpido pomeriggio al blu vellutato del chiaro di luna.
Da sempre ha simboleggiato la nobiltà, la verità la sincerità e l’affidabilità, decorando gli abiti di sovrani e membri del clero per molte centinaia di anni.
Il suo eccezionale colore è di riferimento per ogni altra gemma di colore blu, dal topazio alla tanzanite.
Lo zaffiro è una varietà che fa parte della specie del Corindone nel quale si può trovare una gamma cromatica molto vasta, ma dove solo il colore blu è definito “zaffiro”.
Come in altre pietre preziose, i fattori che ne determinano la qualità sono il colore, il taglio, la purezza, le dimensioni ed i trattamenti.
Lo zaffiro può essere anche prodotto sinteticamente con diverse tipologie di sintesi ma per distinguere lo zaffiro naturale da quello sintetico, è sufficiente effettuare un esame al microscopio delle inclusioni interne ed eventualmente analisi spettrometriche e spettrofotometriche.
Il taglio più diffuso per tale gemma è quello sfaccettato ovale o a brillante (round cut), ma non sono escluse altre tipologie, come quella a cuore o a baguette.
Lo smeraldo
Non esiste qualcosa di verde e di meraviglioso che non venga subito associato ad uno smeraldo. Il colore profondo di due occhi, un immenso prato verde. L’acqua cristallina. Verde smeraldo.
E non è l’unica magnificenza di questo colore freddo e paradossalmente pieno di calore che nasconde una delle pietre preziose ritenuta perfino una dei sette tesori equiparandolo alla saggezza nella religione buddhista.
Lo smeraldo fa parte di quelle pietre da sempre apprezzate dall’uomo, alcuni storici ritengono venissero estratti addirittura dagli egiziani già nel 3.500 a.C., luogo di estrazione di primaria importanza fino al sedicesimo secolo quando gli esploratori spagnoli scoprirono nel Sud America, in un area ora chiamata Colombia, miniere che fino ad oggi hanno rappresentato una fonte estrattiva di principale importanza. Il colore è il fattore di primaria importanza per il valore di uno smeraldo.
La tinta, tono e la saturazione dello smeraldo sono quindi i punti determinanti per il suo valore. Il colore più desiderabile nello smeraldo varia tra il verde ad verde bluastro con saturazione da forte a vivida. La tonalità del colore varia da media a medio/scura.
Gli smeraldi più pregiati sono trasparenti con un’ottima distribuzione del colore senza cioè zonature distinguibili a occhio nudo.
Lo smeraldo è una varietà della specie del Berillo e se la tinta della pietra tende tropo al giallo o al blu la stessa verrà considerata una diversa varietà del Berillo.